Intervista ad Antonello Venditti
Il Messaggero 27.03.2012
La Stagione d’Autore promossa della Musical Box Eventi di Sergio Piazzoli mette a segno un altro bel colpo, e si appresta ad ospitare una data dell’Unica tour 2012 di Antonello Venditti. Il cantautore romano salirà sul palco del PalaEvangelisti il prossimo 12 aprile, pronto a proporre un live dal grande impatto emozionale e ricco di novità. A svelarle lo stesso Venditti, che non nasconde il suo piacere di tornare ad esibirsi in Umbria.
Come sta andando questo nuovo tour?
«Splendidamente. Avevo voglia di salire sul palco, perché credo che in questo periodo l’unica cosa che può davvero aggregare e mettere in comunicazione le persone è proprio la musica. Quella del concerto è una dimensione meravigliosa. Poi adoro ritrovare le città, i miei amici, il mio pubblico…».
Sembra davvero felice, anche se non è un ottimo momento per la musica in Italia
«Penso che la musica sia capace di farti capire che la vita continua anche se piena di problemi. L’approccio deve essere positivo».
Anche le canzoni dell’ultimo album hanno quest’impostazione?
«Sì, questo è il mio punto di vista. Bisogna avere la voglia di affrontare le cose a viso aperto, con grande energia. Questo è ciò che mi porto dietro da sempre, è il mio carattere: travolgente. Il concerto poi è il mio mondo, quindi lì esprimo tutto al massimo».
Quindi cosa emerge in particolare dal suo ultimo show?
«La voglia di andare a cercare le cose, al di là di quanto accade in tv. Emerge il concetto di distruggerle le televisioni. Le canzoni cantate dal vivo mostrano tutta la loro sacralità, l’imponenza, il loro messaggio profondo».
Diciamo che si inseriscono in un contesto più ampio?
«Assolutamente. In questo concerto si svela da dove nascono le canzoni di Unica. E’ anche per questo che ho scelto di riprendere a suonare il pianoforte sul palco. Ho fatto bene a starci lontano dal 2005, perchè ora c’è una magia nuova e lascio grande spazio alla mia improvvisazione».
C’è il piano, ma anche una grande band…
«Una band fantastica. Del resto credo che il cantautore in realtà sia un ambiente, un gruppo di persone che hanno un simile approccio alla vita. Poi io sono stato il primo cantautore ad avere la band. Ho litigato con l’RCA per questo, ho fatto cause e me ne sono andato. Volevo esprimere il senso della libertà della musica, mentre allora nelle case discografiche c’erano i turnisti, musicisti che servono a registrare un disco ma sul palco non possono funzionare come una band».
C’è Derek J. Wilson che l’accompagna dal 1970, ma anche qualche novità
«Come Alessandro Canini, un grande musicista. Sì, c’è un tale affiatamento con gli altri che mi piace immettere nella band sempre nuovi elementi».
In formazione anche un umbro Doc come Toti Panzanelli
«Eh sì. C’è anche il mio amico-manager Beppe Cova, con cui ci conosciamo dal 1980. Ma a Perugia ritroverò tanti amici, come Carlo Pagnotta. E’ una città dove vengo spesso anche se non tutti lo sanno».
Un ricordo particolare di Perugia?
«Non dimenticherò mai il 1° maggio dell’82, quando ho suonato in piazza. E’ lì che ho fatto le prove di Circo Massimo. Mi è rimasta impressa nella memoria quella giornata splendida, con tanta gente da ogni parte del mondo e noi con le radioline a sentire se la Roma vinceva».
Come sarà il concerto del prossimo 12 aprile?
«Uno spettacolo un po’ diverso, un racconto fatto anche di immagini. Diciamo che è un approccio contemporaneo al mio racconto. Merito dell’incontro con un giovane light-designer molto forte che si è innamorato della mia musica».
Qual’è il suo rapporto con le nuove tecnologie?
«Internet rovina un po’ tutto: quando vado sul palco molti sanno già la scaletta. E’ come andare al cinema e conoscere già la fine del film. Vorrei che i live fossero davvero unici, quindi cerco di sconvolgere sempre qualcosa. E’ un concerto da vedere, un live tridimensionale, uno spettacolo magico».
Lo consiglia?
«Assolutamente. Ho una grande forma fisica e una voce della Madonna. Diciamo che meno per due ore e mezzo»