Gem Boy: intervista a Carlo Sagradini
Il Messaggero 17.03.2007
Il Rock Village di Ponte San Giovanni si prepara ad ospitare questa sera un gruppo a dir poco singolare (inizio ore 23). Raccontare la storia dei Gem Boy non è impresa facile. Innanzitutto perché le anomalie, nella storia di questa band, sono davvero moltissime. Due ragazzi bolognesi, una tastiera con delle basi, un registratore portatile ed un microfono; la “cassetta” che esce dall’esperimento (Amici fidati, era il 1992) comincia a girare di mano in mano, prima in città, poi in mezza Italia. Vari esperimenti, quindi il demo-tape (il celebre Orgia Cartoon, 1996) che spopolò in brevissimo tempo, portando i Gem Boy ad essere uno dei gruppi più “scaricati” dalla rete.
Nessuna pubblicità, pochi quelli che potevano dire di averli visti in faccia, ma in tantissimi accorrevano ai concerti e cantavano già a memoria tutte le canzoni. «La nostra storia è fatta di tanta fortuna e costanza – ammette Carlo Sagradini, voce della band – per aver indovinato un filone ed uno stile che non osano fare in tanti in Italia, per ovvi motivi di etica. La costanza perchè nonostante gli ostacoli, le tante peripezie, i cambiamenti di formazione e le divergenze, ci abbiamo sempre creduto». Magari non molti avranno un loro cd originale (anche se alcuni album sono andati decisamente bene, come Internettezza urbana, che ha venduto 15000 copie, ndr), ma di certo testi come “Panda special”, “Il babbo permissivo” o “Lo vendo”, hanno fatto ridere migliaia di ragazzi: «Il nostro sogno in fondo si è già realizzato, senza volere volare troppo in alto potremmo già dirci fortunati ad essere qua. Mestiere e passione per me sono legati, in questo caso non può esserci uno senza l´altra. Io sono stato bel po’ incosciente. Ero operaio in un´azienda comunale, posto fisso e sicuro (era il 2000) ma nonostante i rischi ho mollato tutto per i Gem Boy, se non avessi provato non me lo sarei mai perdonato». Molte per loro anche le apparizioni su canali importanti: «Mtv o le radio rimangono degli attimi fuggenti, quando ci è capitato di passarci la sensazione è come se fossimo finiti ad una festa in cui non si conosce nessuno. Per ora le major ci osservano, ma se non sentono odore di grossi guadagni non credo che verranno mai a chiederci nulla. Se mai capitasse bisognerà valutare cosa comporterà, se firmare vuol dire rinuncia alla libertà che abbiamo oggi, non se ne parla».
«Oltre un sorriso mi piace trasmettere una piccola riflessione – prosegue il cantante – non diretta ma di rimbalzo. Anche il mio scrivere tende a cambiare, ma non è facile con gente che vuole sentirsi dire sempre determinate cose finisci per scontentare qualche ragazzino più sboccato e far contento magari qualche adulto». Stasera ci si aspetta il tutto esaurito al Rock Village, per un live che si prevede pieno di sorprese: «Possiamo dire che chi ci ha sentito solamente in mp3, cd o cassetta ha conosciuto solo il 40% dei Gem Boy. Suonare in Umbria ci piace, anche se si fa un po’ fatica perchè molti ragazzi nei locali vengono più per ballare che a sentire musica live di un gruppo semi sconosciuto, ma quei pochi che sono li per noi valgono per 1000». Per sapere che succederà non c’è altro modo che esserci.