Intervista a Goran Bregovic
Il Messaggero 07.08.2010
«Non scelgo i posti dove andrò, ma vado ovunque mi invitino. Ad esempio in Italia, che è uno dei luoghi che preferisco tra qualsiasi parte del mondo». Basta poco per riconoscere nelle parole di Goran Bregovic le sue radici zingare, che l’hanno portato ad oltrepassare centinaia di confini geografici grazie ad una musica impossibile da arrestare, qualunque sia la barriera.
Il musicista e compositore bosniaco, celebre soprattutto per aver scritto le colonne sonore di film come Il tempo dei gitani, Arizona Dream e Underground (tutte pellicole del regista Emir Kusturica, sarà l’assoluto protagonista del grande evento in programma per martedì a Perugia. Anche quest’anno infatti torna l’appuntamento clou delle manifestazioni estive umbre, la celebre “Notte delle Stelle” che, come da tradizione, si terrà in Piazza IV Novembre. «Il mio rapporto con l’Italia è simile ad una storia d’amore – spiega il musicista – io amo l’Italia e l’Italia mi rende indietro lo stesso affetto. Martedì sul palco suoneremo molti brani dal nostro ultimo album, “Alkohol (Sljivovica & Champagne)” ma anche pezzi contenuti nei precedenti “Tales and songs from weddings and funerals” e “Karmen with a Happy End”. Con me ci sarà un’orchestra di 9 elementi che mi darà la possibilità di suonare un repertorio molto variegato, che probabilmente cambieremo sul palco come piace a noi».
Chi ha avuto occasione di assistere ad uno spettacolo di Bregovic e della sua Wedding and Funeral Band sa quanto sia coinvolgente questa musica: le sonorità tipiche delle culture slave e zigane, unite al tradizionale stile polifonico popolare dei Balcani, in grando di dar vita a vorticosi tango e malinconiche ballate sorrette da potenti ottoni. La genialità un po’ folle di questo artista è popolare quasi quanto la sua musica, basti pensare ad esempio che il suo ultimo album, uscito l’anno scorso, è un diario musicale in cui l’alcol (prima la rakija, bevanda nazionale serba, poi il brandy balcanico e infine lo champagne, sinonimo di sbruffoneria), accompagnano il musicante nel corso della sua vita. Una dura analisi della società odierna, fatta di abusi ed eccessi, raccontata attraverso le sonorità di una fanfara tzigana con contaminazioni elettriche e percussioni indiavolate.
«Suonare in questo concerto dedicato alle “stelle” sarà speciale – ammette Goran Bregovic – perché io vengo da una frontiera, dal confine tra cattolici, ortodossi cristiani e musulmani. I politici spostano questa frontiera a destra e sinistra con atti terribili, che mi trapassano il cuore. La religione, o comunque credere in qualcosa “sopra a noi”, è una visione rigida che non mi ha mai coinvolto; ma il rapporto con l’Altissimo comunque lo si voglia chiamare, Natura, Mente Assoluta dell’Universo, Dreamtime, Buddha, Dio o anche solo Cielo, è dentro ogni uomo. E’ come respirare, ed io respiro…».
“Non c’è più sole, non c’è più luna, non sei nient’altro, non sono nient’altro, non c’è nient’altro… l’oscurità della guerra ci ha coperti, l’oscurità ci ha coperti” canta Bregovic in Mesecina, uno dei suoi brani più celebri che, come molti altri, è dedicato al tema della guerra. Ma molte altre sono le canzoni che sono ormai entrate nella tradizione musicale europea, da Underground Tango a Ya Ya (Ringe Ringe Raja), passando per Lullaby, Wedding Cocec e Bubamara, fino all’amatissima Kalasnjikov.
Attualmente Bregovic, che vive a Parigi con la moglie e le tre figlie, è impegnato in un tour europeo intrapreso subito dopo aver concluso la seconda parte del suo ultimo album: «Sto già lavorando su due nuovi progetti – anticipa – “Margot, Diario di una Regina” che vedrà coinvolta la Weddings and Funerals Orchestra con ottoni, cori bulgari, percussioni, un sestetto vocale maschile e un quartetto d’archi; inoltre ci sarà un’attrice scelta per recitare i testi dello spettacolo nella lingua di ogni nazione dove andremo. L’anteprima è stata presentata al Festival di Saint Denis, in Francia, lo scorso giugno. L’altro progetto sarà “l’Orfeo di Bregovic”, che proporrò con una band ridotta insieme a tre cantanti lirici ed un’orchestra locale: sarà pronto tra l’autunno e la primavera prossimi». Un viaggio che sembra non volersi arrestare, quello di Bregovic, ma che martedì potremo vivere per qualche ora nella cornice unica dell’acropoli perugina.