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Marta sui Tubi

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Marta sui Tubi: intervista a Giovanni Gulino

Il Messaggero 27.01.2007

«Non siamo come una pianta con solide radici, come quelle di una quercia che possono arrivare a metri di profondità. Piuttosto potremmo somigliare ad una piantina grassa con radici piccole e continuo bisogno di acqua: è così che ci vediamo, influenzati continuamente e con un’urgenza espressiva che ci caratterizza». Bastano poche parole per capire che Marta sui Tubi, stasera al Norman di Boneggio, non è un progetto musicale come tanti altri, destinato ad esaurirsi dopo qualche lampo di popolarità.
Due ragazzi siciliani (Marsala) che si incontrano a Bologna quando stanno già cominciando a pensare che far carriera come musicisti non sia cosa per loro. Poi la voglia di farsi sentire, prima come cover band, poi con i pezzi scritti ed arrangiati da loro. Dal 2002 ad oggi il passo è breve, eppure due dischi ed un premio Mei come “gruppo dell´anno” (nel 2004) non sono trofei da sottovalutare. «Noi non facciamo un genere predefinito – spiega Giovanni Gulino, voce del trio – ma una sintesi di tutto quello che si può creare con una chitarra acustica. Siamo alla ricerca di un vestito per le nostre ossessioni e seguiamo idee sfuggenti come saponette». Atmosfere poliedriche, sonorità pescate da un bacino musicale sconfinato e testi pungenti, questo sono i Marta sui Tubi (leggende metropolitane vogliono che dietro la scelta del nome ci sia una ragazza “condivisa” dai fondatori della band) ma sul palco viene fuori anche un lato rock, potente e coinvolgente: «Nasciamo come cover band quindi il live per noi è tutto – ammette Gulino, che con il chitarrista Carmelo Pipitone ha dato vita al progetto, prima che si aggiungesse Ivan Paolini alla batteria – Abbiamo iniziato a suonare pensando non tanto a fare dischi quanto piuttosto a stare sul palco e farci guardare. Resta la parte più bella e galvanizzante, cerchiamo di dare tutto dal vivo, come se ogni concerto fosse l´ultimo».
E nella carica che riescono ad esprimere questi ragazzi c´è molto della loro amata terra: «Siamo siciliani nella testa, nelle ossa, nel sangue; questo riflette paure, insicurezze e, a volte, la tracotanza dovuta all´essere siciliani. Aver lasciato la nostra terra ha significato molto – continua la voce dei Marta sui Tubi – quando non sei nella tua città d´origine l´unica cosa che ti rimane è inventarti qualcosa; è una leva forte. La musica diventa l´unico modo per esprimersi».
Nel live di stasera verranno proposti alcuni pezzi nuovi, in onore del pubblico perugino che non ha ancora mai avuto occasione di sentire vicino casa questo gruppo fuori dall´ordinario. Del resto la loro ricetta sembra semplice: «Cercare un suono inedito e vomitare fuori tutte le sensazioni più estreme, senza paura di risultare azzardati».

Competenze

Postato il

27 Gennaio 2007