Intervista a Max Gazzè
Il Messaggero 23.04.2011
Romano di nascita ma di origini siciliane, compirà 44 anni tra un paio di mesi. Virtuoso del basso, è ampiamente considerato uno degli autori più originali ed interessanti della scena musicale italiana. Per chi non l’avesse ancora capito, è Max Gazzè. Stasera sarà protagonista di un live speciale che segnerà l’inizio delle date estive del suo “Quindi? Tour 2011”. L’appuntamento è all’Urban di S.Andrea delle Fratte, Perugia, che si conferma location molto amata dagli artisti di passaggio nella nostra regione. Inizio alle 23, ad aprire i tuderti Lilith.
Come stanno andando le cose con “Quindi?”, suo ultimo album?
«Molto bene direi, anche perché ho cercato di organizzare le attività promozionali sul lungo periodo anziché nel giro di una settimana come accade solitamente e credo sia un buon modo per non rendere subito obsoleto un lavoro.
Cosa le piace di più?
«In particolare che non c’è una canzone trainante e il resto costruito come contorno di essa. Diciamo che è molto sincero».
Sicuramente è un disco dove c’è molta dolcezza, giusto?
«Beh, quando faccio musica non penso mai a cosa può essere funzionale. Credo di essere fortunato perché non ho mai lavorato con la pressione di scadenze o piani promozionali: in realtà penso che dovrebbe essere così per tutti gli artisti. Anche questa volta ho cercato di trasportare nella mia attività un mondo metafisico, rendendolo udibile».
A che punto siamo con il Reiki e la ricerca spirituale?
«Ho approfondito lo studio del Reiki ma non è che mi ci sono fissato. Diciamo che nella mia vita c’è una ricerca costante, che passa dalla filosofia ad aspetti più metafisici ancora. Ci sono delle cose che vanno approfondite, una ricerca individuale che porto avanti costantemente».
E che traspare anche nella sua musica.
«Nella musica ho individuato uno strumento a me congeniale per dialogare con certe condizioni metafisiche. Del resto Arte in sanscrito significa mettere le cose in ordine; scegliere di essere artista quindi equivale ad esprimere la propria condizione emotiva al di là delle parole».
Del resto ha sempre sperimentato, basta pensare che nei suoi album sono miscelati generi musicali e sonorità di ogni tipo. Cos’è però che più di tutto le piace suonare?
«Da musicista apprezzo qualsiasi cosa abbia un senso, ad esempio mi piace quando durante i sound-check improvviso con gli altri della band. E’ come se facessimo accadere delle cose: io metto a disposizione il mio strumento ma poi le cose succedono quasi da sole. Amo poi suonare dal vivo le mie canzoni, ascoltandole e capendole nell’interazione con gli altri, anche perché prendono direzioni diverse e cambiano nel corso del tempo».
E invece il cinema? Dopo “Basilicata Coast to Coast” ha intenzione di tornare sul set?
«In effetti ho ricevuto altre proposte ma voglio continuare a fare il cantante. Sono grato a Rocco (Papaleo, ndr) di aver trovato l’attore che è in me e se farà un altro film spero di poter di nuovo lavorare al suo fianco».
Che tipo di spettacolo proporrà al pubblico umbro stasera?
«Saremo solo in quattro sul palco, senza aiuti tecnologici, quindi un live molto rock ‘n roll».
Quanta importanza dà al suo rapporto coi fan?
«Moltissima. Dopo il concerto resto sempre molto tempo a parlare con il pubblico. Non ho invece un buon rapporto con i Social Network, sarà che ho un cervello a legna, analogico insomma, quindi non riesco ad adattarmi a queste nuove forme di comunicazione. Preferisco il qui e ora e per fortuna non mi sono stancato di questo».