Mau Mau: intervista a Luca Morino
Il Messaggero 09.07.2011
Si è aperta giovedì con l’atteso concerto della Kocani Orkestar l’edizione 2011 di CantieDiscanti “Foligno World Festival”, rassegna che nasce per diffondere ed approfondire i linguaggi artistici delle diverse culture del mondo, attraverso le differenti forme di espressione artistica. Sarà però quello di mercoledì prossimo l’appuntamento clou, quando in Piazza della Repubblica si accenderanno i riflettori sui Mau Mau, gruppo torinese formatosi nel 1991 largamente considerato tra i principali progetti di world-music made in Italy.
Luca Morino, fondatore e voce della band, racconta le sue impressioni alla soglia dei venti anni di carriera musicale.
Vent’anni di Mau Mau: con quale spirito affrontate questo importante giro di boa?
«Lo spirito è quello “ruspante”, lo stesso di quando abbiamo iniziato. Certo ora c’è più coscienza e consapevolezza, anche se a dire il vero temevamo potesse essere molto più faticoso ripartire».
In effetti questo tour, che segue l’uscita del singolo Mare Nostrum, arriva dopo un periodo di stop.
«Sì, era più di un anno che non suonavamo insieme. Ci siamo trovati per strimpellare un po’ (con Fabio Barovero e Bienvenu Tatè Nsongan, ndr) e capire se aveva senso fare questa cosa. Devo dire che le idee sono venute fuori in maniera immediata, c’è subito stato un ottimo feeling musicale».
Per celebrare i dieci anni avete pubblicato l’album Marasma General. Ne uscirà anche uno per i venti anni?
«Beh, per ora ci siamo posti l’obiettivo di fissare un punto, quindi abbiamo prodotto il nostro ultimo singolo per l’occasione. All’album ci stiamo pensando, l’idea c’è… vorremmo metterci insieme in un breve tempo e concentrare le energie su questo materiale. Posso dire che le basi già ci sono».
Cosa pensate del cambiamento avvenuto nel panorama discografico italiano?
«Questi cambiamenti di epoca sono sempre avvenuti, basta pensare a quando si potevano copiare le audiocassette: una rivoluzione. La cosa peggiore accaduta è che le case discografiche si sono gettate sui sottoprodotti della tv. Spero che questo cambi il prima possibile».
Quindi cosa bisognerebbe fare per aiutare la musica?
«Credo che il sistema italiano sia zoppo: si sa da anni e ora i nodi sono venuti al pettine. Sicuramente le Istituzioni potrebbero aiutare e sostenere maggiormente certi progetti, come avviene ad esempio in Francia. Gli italiani continuano ad essere visti all’estero come pizza e mafia, se non peggio. L’ultima volta che sono stato a La Paz, in Bolivia, quando due anziani che erano lì hanno capito che venivo dall’Italia hanno subito esclamato “Berlusconi!” mettendosi a ridere come pazzi».
Tornando alla musica, in questi 20 anni quali sono le maggiori soddisfazioni che avete avuto.
«Noi non abbiamo mai fatto canzoni da classifica, perché il progetto Mau Mau punta soprattutto ad altro. Infatti sono orgoglioso di dire che ho ricevuto più di una tesi di laurea scritta sul nostro lavoro. Siamo contenti di poter affermare che ce l’abbiamo fatta».
In Umbria avete suonato tante volte, avete un feeling particolare con questa regione?
«Sicuramente sì, per esempio ancora oggi ogni tanto incontro qualcuno che ci ha visto nel ’94 ad un “mitico” concerto tenuto ad Umbertide. Abbiamo sempre molte richieste dall’Umbria e di questo non possiamo che essere contenti».