I giardini di Mirò: intervista a Corrado Nuccini
Il Messaggero 28.04.2007
Difficile trovare una mezza misura: chi li ama alla follia e chi non li regge proprio. Stiamo parlando de I giardini di Mirò, uno dei progetti musicali italiani più rivoluzionari degli ultimi dieci anni, stasera di scena al Norman di Boneggio, per un live che soddisferà gli assetati di rock. «Siamo particolarmente contenti di tornare a suonare in Umbria – ammette Corrado Nuccini, uno dei fondatori della band – ricordo che proprio a Perugia facemmo il record negativo di pubblico: parecchi anni fa suonammo davanti a non più di dieci persone, ma poi tutti furono contenti e comprarono il cd… per noi fu comunque un successo».
Sicuramente questa volta sotto il palco di gente ce ne sarà molta di più, anche perché l´ultimo lavoro dei Gdm, uscito pochi mesi fa, segna un passaggio fondamentale nel loro modo di fare musica: «“Dividing opinions” rappresenta un cambiamento significativo – spiaga Nuccini, che è uno dei chitarristi del gruppo – si potrebbe dire verso un suono più pop. Questo significa accorgersi che siamo maturati, prima eravamo maggiormente sperimentali mentre ora abbiamo trovato un sound più intelligibile e reso essenziali le strutture. Per molti gruppi questo si traduce nella tentazione di cadere in una forma più “commerciale”, in molti partono sperimentali e poi si avvicinano al pop. Per noi è solamente aumentata la voglia di esprimersi diversamente».
In effetti, ascoltando l´ultimo lavoro dei Giardini di Mirò, è facile sentire la differenza con i primi album: parlare di post-rock è limitante, i cinque ragazzi emiliani hanno scritto la storia dell’indie-rock italiano, ma ora l’apporto della voce diventa complementare ai riff elettricamente perfetti ed alle melodie trascinanti. Chi non li ha mai ascoltati, potrebbe senz’altro partire da qui, per poi riscoprire a ritroso anche le loro radici.
«Dal vivo tiriamo fuori la nostra natura grintosa – anticipa Nuccini – batteria potente, amplificatori sparati… l’anima del rock. A noi piace raccontarci, a partire dalla terra da cui proveniamo (per molte cose affine all’Umbria), perché la musica spesso rappresenta una buona via d´ uscita verso ciò che non esiste. Per esempio gruppi come gli Offlaga Disco Pax (anche loro originari di Cavriago, ndr) vogliono esprimere il legame con la propria identità, noi lo facciamo in maniera diversa, cerchiamo maggiormente l’allontanamento. Per noi la musica è un altrove, per loro un’introspezione». Allacciate le cinture, questa notte vi aspetta un viaggio in un’altra dimensione.