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Roy Paci

Roy Paci_intervista

intervista a Roy Paci

Il Messaggero 29.03.2008

Suonare la carica. Chi meglio di uno che suona la tromba? «Quello a Città di Castello sarà per noi un grande ritorno! Siamo pronti a fare festa, non importa come, ma se servirà scendere tra il pubblico… non ci tireremo indietro».
Suona la carica Roy Paci, atteso venerdì in Umbria insieme ad i suoi Aretuska per un concerto esplosivo. «Ho molti amici che vivono da quelle parti – spiega Roy, reduce da un tour in terra spagnola che ha fatto registrare parecchi sold out – spero sia una buona occasione per poterli rivedere. Per me l’amicizia è una delle cose più importanti in assoluto; ad esempio nell’ultimo disco è stato decisivo l’impegno di Fabrizio Barbacci (produttore artistico tra gli altri di Gianna Nannini e Ligabue) che ha riversato nel progetto una grande passione. Lavorare con persone che oltre ad essere musicisti sono anche gli amici di sempre è una cosa stupenda. Il mio più grande amico è Pao, Paolo Bruni dei Negrita, con il quale condivido tutto, dalla “saudagi” brasiliana all’impegno sociale con Amref».
La storia di Roy Paci è infatti quella di un lungo viaggio, iniziato alle pendici dell’Etna e ancora lontano dall’individuare un punto d’arrivo. Sicilia-Milano-Salento-Piemonte-Congo-Veneto… questi attualmente i luoghi in cui affondano le radici gli Aretuska, che come i Mano Negra e prima di loro i Clash hanno scelto di restare “nomadi” nel profondo dell’anima: «Questo mix di provenienze non è studiato ma è frutto di un processo di vita naturale. Dieci anni fa la band era composta solo da musicisti di Siracusa, poi il corso della vita ci ha fatto incontrare persone nuove. Cico, l’mc del gruppo, è un ragazzo africano di 22 anni che ho sentito canticchiare per strada a Bologna ed ora è un pezzo fondamentale del gruppo. Ogni persona sul palco scrive la sua parte, spontaneamente».
L’ artista siciliano ha mescolato con esiti incredibili jazz e rocksteady, sonorità caraibiche e swing, classici della Sicilia e musica d’ avanguardia. Importanti le collaborazioni con tantissimi artisti, uno tra tutti Manu Chao dal quale Paci ha ereditato la capacità di offrire live non-stop, «senza nemmeno prendere fiato» garantisce lui, che gli permette di trasformare la musica in un potente flusso da scambiare con il pubblico: «E’ bello pensare che questa incredibile energia – ammette il trombettista – la trasmettiamo ricevendone altrettanta in cambio dalle persone sotto il palco. I live sono belli per questo e non smetteremmo mai di suonare!».
Appuntamento venerdì al Palasport di viale Engels, alle 21,45, per uno spettacolo in pieno spirito “Toda joia, toda beleza”.

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Postato il

29 Marzo 2008